In questo articolo capirai l’importanza dei rituali per vivere meglio e perchè sono stati sostituiti con sterili abitudini.
Proprio così, hai capito bene! Con l’avvento delle grandi organizzazioni, delle religioni, della scienza e della tecnologia i rituali sono stati sviliti del loro vero significato vero e profondo, delegandoli, inoltre, a pochi eletti.
Uomini e donne ai vertici del comando ci hanno tolto il potere e hanno sostituito i rituali sacri con abitudini profane o dannose.
In questo modo ci hanno reso condizionabili e dipendenti dal sistema di lobby, partiti politici o movimenti scientifici e religiosi. Abbiamo perso il potere su noi stessi e lasciato che medici, scienziati, politici, sacerdoti e guru sostituissero il potenziale simbolico e creativo del vero rituale, con abitudini inutili o addirittura dannose.
“Nessuna esperienza è troppo bassa da non poter essere assunta a rituale e rivestire così un significato sublime” diceva Mary Douglas. “…Un significato sublime”, è proprio questo lo spirito con cui dovremmo approcciarsi alla vita ed alla quotidianità, anche la più banale.
Il rituale, infatti, si differenzia da una semplice abitudine proprio perché il rito, per essere tale, ha bisogno di una profonda partecipazione emotiva senza la quale il rituale non è efficace e diventa una banale abitudine.
Potere e rituali
La nostra società fin da quand’eravamo piccoli ci ha diviso in due. Abbiamo permesso ai condizionamenti, agli insegnamenti, alle regole, alla morale ed a quant’altro, di separare la nostra integrità. Eravamo una sfera perfetta ed ora dobbiamo rimettere insieme i pezzi come si fa con un puzzle.
Lo diceva anche Aristofane, il famoso poeta greco di circa 2.500 anni fa attraverso la narrazione mitologica asseriva che in passato gli esseri viventi avevano due facce orientate in direzioni opposte, quattro braccia, quattro mani, quattro gambe e due organi sessuali (maschile e femminile) ed erano sferici.
Erano così potenti da volere spodestare gli dei dell’Olimpo, ma Zeus (il potere), che non voleva accettare di perdere il suo trono, decise di intervenire dividendoli a colpi di saette e rendendoli così, deboli e manipolabili.
Fin da quel tempo il potere ci ha costretto a dividerci e la nostra parte maschile è stata divisa da quella femminile e una delle due è stata brutalmente soffocata.
La nostra anima è stata divisa dalla nostra mente e forzatamente addormentata, il nostro corpo isolato dalle nostre emozioni e il materialismo ha allontanato il divino. Il visibile ha trionfato nei confronti dell’invisibile, la religiosità è stata divisa dalla spiritualità e le abitudini hanno preso il posto dei rituali.
Medjugorje: rituali o abitudini?
A dimostrazione di ciò mi viene in mente il mio primo pellegrinaggio nella brulla città di Medjugorje. Fu lì che mi accorsi, per la prima volta, della differenza tra un rituale ed una abitudine.
Mi ricordo di essere sceso dalla stradina sterrata piena di sassi in una giornata calda di luglio. Il sole era appena sceso dietro una collina piena di rovi che collegava il mio modesto appartamento alla città.
Volevo recarmi alla Messa che era celebrata ogni giorno alla fine della giornata. Ero incuriosito, volevo verificare con i miei occhi se era vero tutto ciò che si raccontava. Volevo capire quel luogo, così tanto chiacchierato, per alcuni definito miracoloso per altri un grande business.
Pertanto, non posso dire che quei passi che stavo facendo fossero stati animati da una fede Mariana. Bensì da una fede in me stesso e nella mia capacità di ragionare con la mia testa.
Quel minuscolo paesino si divide tra le colline e una strada principale contornata da negozi di oggetti sacri. Tutto ciò non faceva tanto percepire l’eccezionalità di quel luogo se non fosse per quell’aria strana che si respirava.
Era come essere allo stadio in una finale di calcio della Champions League seduto in mezzo agli ultras. Energia positiva, entusiasmo, passione, fede si respiravano mescolate all’aria.
Arrivato nell’enorme piazzale della chiesa, mi sono mischiato tra la folla, chi in preghiera, chi cantava, chi restava in un religioso silenzio. Mi sentivo un po’ spaesato come se, nella “tribuna” in cui mi trovavo, la squadra per cui tutti tifavano non era anche la mia.
La comunione: un’abitudine che diventa rito
Tutto ciò fin quando il coro della chiesa non intonò il canto della comunione. In quel preciso istante, ciò che prima era solo avvertibile, divenne una presenza massiccia. Era come se le energie fossero diventate da gassose a solide ed io ne ero rimasto pietrificato.
Era come se qualcuno mi avesse schiacciato un pulsante. In quel momento c’erano solo le mie emozioni che si trasformavano in lacrime che scendevano in un viso incredulo di ciò che mi stava capitando.
Se penso, a quante volte, avevo già fatto prima di allora quel rito della comunione. Ma, in quel momento, aveva il vestito giusto, tutto era perfetto e il rituale aveva finalmente il suo reale significato. La ritualità aveva vinto sull’abitudine grazie alle emozioni che erano scese in campo.
Accaddero molte cose nella mia vita da quel giorno in poi. La più importante è che si incarnò dentro di me la differenza tra il “cosa” fai e il “come” lo fai.
I rituali della vita
Ed è proprio il “come” il segreto che nessuno ti svela. Qualsiasi cosa tu faccia nella vita, se vuoi che abbia un impatto, fallo diventare un rito e infarciscilo di emozioni solo così tornerai ad essere “sferico”.
Scegli i tuoi rituali e praticali ogni giorno, può aiutarti molto a riequilibrare la tua vita e ridurre ansia e stress. Fai anche della tua vita un rito sacro, cercando di aggiungere ad ogni istante che fai la tua presenza globale.
Vivere veramente, da risvegliati significa essere presenti nella totalità di noi stessi: corpo, mente e spirito. Il Rituale è una pratica importante anche per un percorso spirituale infatti, è il “corpo fisico” della tua anima.
Il processo della creazione narrato in ogni religione, in ogni mitologia, in ogni racconto, avviene solo con la materializzazione di un “pensiero emotivo” che forgia e dà vita alla creazione di ciò che si immagina.
A questo può servire il rituale: a creare.
Tratto dal libro: “RIPROGRamati” di Paolo de Lorenzis