In questo articolo ti svelerò i retroscena della pianta più consumata a scopo alimentare di tutto il pianeta: il grano. Scoprirai come l’avidità dell’uomo ha avuto il predominio sul buon senso e sul rispetto della natura. Parleremo delle manipolazioni effettuate sull’antenato del grano moderno: il grano senatore Cappelli.

Udite udite! Il grano che mangiamo (anche quello biologico) è stato modificato geneticamente alla sua fonte primordiale. Il grano con cui i nostri bisnonni facevano la farina era una pianta molto alta con un fusto eretto ma purtroppo a causa della sua altezza era molto fragile e pertanto rischiava di piegarsi in molte occasioni, questo a scapito della sua produttività.

Proprio per rendere più resistente e redditizia questa pianta che faceva girare l’economia dei paesi produttori l’uomo ha pensato di manipolarla per renderla quella che vediamo oggi: di bassa “statura” più resistente e più produttiva di quella di un tempo ma perdendo le ottime caratteristiche del grano primitivo: l’antenato infatti oltre a contenere uno scarso quantitativo di glutine, era dotato di un perfetto equilibrio tra i suoi nutrienti che impediva di innescare una “tossicità” al glutine. La natura, prima delle trasformazioni indotte dall’uomo alle piante commestibili sa bene come creare e mantenere un equilibrio benefico per chi andrà a mangiarle.

Purtroppo questo non è tutto: l’Italia importa circa il 60% della farina dall’America e dall’Ucraina, pertanto il grano deve viaggiare per lunghi periodi, quindi, oltre ad aver subito durante la coltivazione trattamenti a base di antiparassitari, diserbanti e pesticidi, deve essere ripetutamente trattato anche durante il viaggio, per evitarne che si infesti.

Facile pertanto supporre la correlazione con l’aumento, in questi decenni, di malattie che un tempo erano rare e anche con un aumento esponenziale delle intolleranze al glutine, pertanto, dovremmo cominciare a farci qualche domanda del tipo: se il problema dell’intolleranza al glutine fosse il risultato dei ripetuti e differenti interventi sulle varietà di grano che sta alla base della maggior parte del cibo che mangiamo?

Questo se lo chiede anche Claudia Benatti, giornalista della Gazzetta di Modena, in un articolo inserito nel n. 193 di AAM Terranova: C’era una volta, in Puglia, un grano duro di nome “Cappelli”. 

LA STORIA DEL GRANO ANTICO “Senatore Cappelli” .

Il grano Senatore Cappelli è un frumento autunnale originario dal continente nord-africano. Prende il nome dal marchese abruzzese Raffaele Cappelli, senatore del Regno d’Italia, che, negli ultimi anni dell’Ottocento, assieme al fratello, avviò la coltivazione di questo grano duro. Attualmente, questo “antenato” del grano d’oggi,  viene coltivato, soprattutto, per la produzione di pasta di qualità superiore. Il grano duro Senatore Cappelli è esente da ogni contaminazione da mutagenesi indotta con i raggi “x” e “y” del cobalto radioattivo, a differenza delle varietà OGM irradiate che vengono comunemente coltivate oggi. 

Fino agli anni ’60 il grano senatore Cappelli era alla base della dieta della popolazione, ma questo povero grano, unica varietà coltivata nel Mezzogiorno d’Italia, apprezzato per la qualità, era, purtroppo per lui e per noi, poco produttivo. Così, un bel giorno del 1974, il Professore Gian Tommaso Scarascia Mugnozza, (attuale presidente dell’Accademia delle Scienze) con un gruppo di ricercatori del CNEN (Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare) indusse una mutazione genetica nel grano duro denominato “Cappelli”, esponendolo ai raggi gamma di un reattore nucleare per ottenere una mutazione genetica e, in seguito, incrociandolo con una varietà americana. Dopo la mutazione, il povero grano era diventato “nano”, mostrando differenze, in positivo, in caratteri come la produttività e la precocità nella crescita. Questo nuovo tipo di grano mutato geneticamente, non OGM, ma irradiato, fu battezzato “Creso” e, con esso oggi si prepara ogni tipo di pane, pasta, dolci, pizze, alcuni salumi, capsule per farmaci, ecc. (con questa farina si prepara circa il 90% della pasta venduta in Italia).

LE CARATTERISTICHE DELLA PASTA DI GRANO “SENATORE CAPPELLI”.

Contiene percentuali più elevate di lipidi, amminoacidi, vitamine e minerali. E’ molto digeribile. Migliore il suo gusto e le sue qualità organolettiche. Non ha mai subito le alterazioni della manipolazione genetica dell’agricoltura moderna, che sacrificano sapore, salute e qualità. Prodotto mediante coltivazione da agricoltura biologica. Le trafile in bronzo, a differenza di quelle in teflon, esercitano sull’impasto delle micro lesioni le quali, a seguito del processo di essiccazione, conferiscono alla pasta quel tipico carattere rugoso e poroso che permette ai condimenti di essere “trattenuti” in quanto la pasta non è “scivolosa” come quella tradizionale. Il lento processo di essiccazione della pasta avviene a basse temperature. Questo passaggio garantisce alla pasta di conservare tutte le sostanze nutritive principali del grano stesso. 

GRANO E INTOLLERANZE AL GLUTINE

Quello che pochi sanno è che, il grano ‘moderno’, è responsabile dell’enorme aumento della celiachia, per l’alterazione del pH digestivo e la perdita di flora batterica autoctona, che determinano anomale reazioni anche per l’aumento di glutine che quel tipo di grano mutato geneticamente ha apportato all’alimentazione umana. Il fatto che il glutine possa causare problemi di salute, posto in termini biochimici, deriva dal suo contenuto di un particolare frammento di questa proteina in cui gli aminoacidi prolina e glutenina sono molto vicine tra loro per cui non riescono ad essere deamidate dall’enzima specifico. Detto in un linguaggio più semplice, l’apparato digestivo non ha una capacità infinita di “sciogliere in acqua” tali proteine e perciò conseguentemente il glutine rischia di non essere assorbito correttamente. Questo, ovviamente, non e’ un problema col riso, con il grano saraceno, con il miglio, con l’amaranto e la quinoa, che sono senza glutine, ma lo e’ col frumento e con altri cereali. Il fallimento progressivo degli enzimi addetti a digerire la proteina del frumento crea una tempesta di ‘detriti infiammatori’ che non è circoscritta solo a livello intestinale, ma può innescare un fenomeno autoimmune a carico di vari apparati e organi.   

Fonti: Creso – Arentz-Hansen 2000, Vader 2002, Sollid 2002