Il latte, questo alimento così tanto blasonato e consigliato da tutti, è veramente l’alimento benefico che si dice? In questo articolo scoprirai tutte le verità sul latte, dalla sua produzione intensiva negli allevamenti, agli effetti nel nostro corpo.
IL LATTE E’ DIGERIBILE?
Il latte di mucca è prodotto dall’animale per sfamare i suoi vitelli ai quali fa sicuramente bene, difatti, è l’alimento migliore per ogni lattante, ma nessun mammifero, a parte l’uomo, beve il latte materno dopo la dentizione.
Siamo così arroganti o sbadati da non accorgerci di andare contro natura costringendo il nostro apparato digestivo a fare uno sforzo immane per digerire questa sostanza così estranea alla nostra costituzione adulta. Inoltre, il latte di mucca d’oggi, non ha nulla a che vedere con il latte di una volta munto dal contadino e consumato dopo la mungitura.
LA VERITA’ SUGLI ALLEVAMENTI DI MUCCHE DA LATTE
Le mucche d’oggi vengono sottoposte ai ritmi produttivi che le snaturano. Gli allevamenti odierni sono per oltre il 99% di tipo intensivo e gli animali sono considerati solo per il loro valore economico. Le mucche sono costrette a vivere i pochi anni concessi in perenne stato di gravidanza, indotte da inseminazioni che si susseguono ininterrottamente.
Il concepimento avviene per via artificiale ed i vitelli appena nati vengono subito allontanati dalla mamma perché non impoveriscano le sue scorte di latte. Ciò permette all’allevatore di programmare la mungitura e sfruttare al massimo la produttività dell’animale. Dopo il parto, la mucca produce latte per circa dieci mesi, negli allevamenti, però, viene nuovamente fecondata ancor prima che la lattazione finisca, per una massima continuità nella mungitura.
La produzione del latte è del tutto meccanizzata e le mucche sono alimentate con proteine molto concentrate per aumentare e soddisfare le richieste di latte del mercato, ma quando questo non è ancora sufficiente si ricorre alla lacerazione dei tessuti dell’animale per velocizzare il prelievo del latte.
La produzione di ogni singola mucca arriva ad essere di 40/60 litri al giorno, più di 10 volte superiore alla loro produzione naturale, che farebbero per alimentare i vitelli.
LA SALUTE DELLE MUCCHE
Tutto questo accanirsi per fini speculativi porta l’animale a contrarre una serie di problemi di salute come:
L’acidosi, che può rendere zoppo l’animale (ciò accade ogni anno al 25% delle mucche sfruttate nei caseifici);
Le mastiti: le mammelle diventane grosse e purulenti ed il pus insieme a del sangue inquina il latte;
La fragilità ossea: il peso eccessivo delle mammelle rendono il corpo dell’animale del tutto squilibrato e le articolazioni diventano fragili;
Il diffondersi di epidemie (possibili nonostante gli animali siano imbottiti di antibiotici) come le afte che sono diventate l’incubo degli allevatori.
Se la mucca è riuscita a resistere a tutta una vita malsana di schiavizzazione al servizio dell’uomo, ciò che la aspetta alla fine della sua carriera non è certo alcun tipo di gratitudine, difatti, a circa cinque o sei anni d’età, ormai esausta e sfruttata al massimo, la mucca verrà macellata. La sua vita, in natura, sarebbe durata circa 20 anni.
I TRATTAMENTI AL LATTE
La pastorizzazione del latte è un trucco creato dal commercio teso a far soldi con la scusa della prevenzione e della preservazione della vita. Il commercio dei latticini è un grandissimo affare e probabilmente non avrebbe mai raggiunto le attuali proporzioni se non fosse stata realizzata la pastorizzazione.
Pastorizzare significa, in definitiva, rendere il latte più duraturo e di uso più pratico, proprio grazie a questo trattamento è possibile utilizzare il latte per una grande varietà di prodotti. La pastorizzazione uccide dannosi microrganismi, ma, contemporaneamente molte, se non la maggior parte, delle vitamine termolabili contenute nel latte.
Nonostante ciò, il processo non garantisce la sicurezza del latte che viene di solito pastorizzato più di una volta prima di arrivare sulla vostra tavola (ogni volta per circa 15 secondi a 73° centigradi, per sterilizzare l’acqua occorre, invece, farla bollire a 100° per alcuni minuti) basti pensare che a temperatura ambiente il numero di batteri nel latte raddoppia ogni 20 minuti circa.
L’omogeneizzazione è invece l’operazione con la quale i globuli di grasso vengono frantumati sino a un diametro tale da non aversi più nel latte l’affioramento spontaneo. Il latte omogeneizzato resta uniformemente cremoso, ha un gusto più ricco, un colore leggermente più bianco ed è di più facile digestione.
Questo procedimento ha funzioni principalmente estetiche e inoltre cerca di limitare i danni sul sistema digerente del latte in alcuni individui. Recenti studi sostengono che l’omogeneizzazione consenta ad alcune sostanze non digerite (come la xantina ossidasi) di superare le pareti intestinali e di raggiungere le arterie sfregandone e corrodendone le pareti, causando così, piccole lesioni primarie, costringendo il corpo, per difendersi, a depositare fibrina e colesterolo sulle lesioni onde evitare ulteriori danni, che potrebbe portare ad una occlusione delle arterie.
COSA CONTIENE IL LATTE?
Il latte di mucca contiene ormoni, allergeni, colesterolo e inoltre, contiene quantità misurabili di erbicidi, insetticidi, antibiotici e sostanze chimiche tra cui la diossina, sostanza notoriamente cancerogena. Tra i principali ormoni contenuti nel latte e nei prodotti caseari abbiamo: prolattina, steroidi inclusi estrogeni, progesterone, corticoidi e androgeni. Inoltre, è stata segnalata l’esistenza di altri ormoni come le prostaglandine ed il fattore di crescita ( vedi tabelle sottostanti).
Il fattore di crescita (IGF-1) è da considerarsi come un “combustibile” per qualsiasi cellula, compresa quella cancerosa che tenderà dunque a crescere maggiormente, se stimolata da questo ormone. Ma gli effetti degli ormoni presenti nel latte non si limitano a questo, bensì, come da studi citati qui sotto in biografia, gli estrogeni contenuti in esso, potrebbero causare alterazioni alla fertilità delle donne e una diminuzione di testosterone negli uomini che potrebbe conseguentemente far diminuire la libido e le caratteristiche sessuali maschili oppure creare una serie di disturbi ormonali e mestruali nelle donne come anche il menarca prematuro nelle bambine.
Le conclusioni scientifiche sulle conseguenze potenzialmente dannose riguardo queste sostanze attive nel latte sono riassunte in questo studio pubblicato su PubMed che trae questa conclusione: “I dati raccolti da altri ricercatori e i nostri dati indicano che la presenza di ormoni steroidei nei latticini potrebbe essere considerata un importante fattore di rischio per vari tumori negli esseri umani. I dati raccolti in questo documento di revisione potrebbero suggerire metodi di rilevamento analitici più sofisticati per la determinazione degli estrogeni e potrebbero anche essere considerati una notevole preoccupazione per i consumatori, i produttori e le autorità sanitarie pubbliche”.
LATTE E SALUTE
Molti nutrizionisti e molti degli stessi consumatori hanno iniziato a ricredersi circa l’importanza del latte e persino sulla sua sicurezza come cibo da usarsi tutti i giorni. Purtroppo, l’uso eccessivo che si fa del latte e dei suoi derivati provoca l’indebolimento del sistema immunitario dell’uomo e della sua costituzione fisica creando, anche, un’intolleranza che è dovuta alla mancanza di un enzima, la lattasi, indispensabile per digerire lo zucchero del latte, il lattosio.
L’Enzima diminuisce sempre più a man mano che ci inoltriamo nell’età adulta. Le conseguenze dell’intolleranza al latte variano alquanto da persona a persona e abitualmente si manifestano con gonfiori addominali, crampi, diarrea o stitichezza. I danni arrecati all’apparato digerente dal latte non sempre sono facilmente reversibili.
In commercio, pertanto, si sono diffusi i prodotti senza lattosio e in qualsiasi supermercato si trovano una vasta gamma di prodotti delattosizzati ma purtroppo non sono la soluzione del problema. Te lo spiego in maniera più approfondita in questo articolo che puoi leggere cliccando qui: https://paolodelorenzis.it/i-senza-lattosio/
Alcuni dei più comuni disturbi provocati dal latte sono:
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- Flatulenza: la presenza di gas è molto comune tra i consumatori di latticini. Questi gas hanno un odore ripugnante. Errate combinazioni di cibo accentuano il problema. Spesso i gas creano l’addome gonfio e tirato e la pressione del gas è così forte che possono comparire forti dolori addominali e diverticoli. I gas sono, fondamentalmente, dovuti all’intolleranza al lattosio, a combinazioni alimentari errate e/o a cibi indigesti.
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- Stitichezza: il latte è un cibo estremamente costipante a causa del suo basso contenuto di fibre. E’ difficilissimo rimediare ad una stitichezza senza togliere i latticini dalla dieta. Un grande consumo di frutta, verdura e cereali integrali potrebbero, comunque, aiutare a migliorare il transito intestinale.
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- Diarrea: i latticini non digeriti, con la conseguente putrefazione, irritano costantemente l’intestino, creando muco intestinale, l’intestino così diventa irritato e ciò provoca la diarrea;
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- L’infiammazione creatasi fornisce, inoltre, un buon terreno per lo sviluppo di infezioni e di parassiti (come la candida ed i vermi) che danneggiano la mucosa intestinale.
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- Gastrite e Ulcera gastrica: II latte peggiora la gastrite e tutte le ulcere gastriche, difatti, vari studi hanno recentemente dimostrato che il latte, una volta considerato il rimedio per le ulcere, è un ulteriore agente deteriorante e sicuramente pericoloso. Le gastriti o le ulcere, con un forte consumo di latte, peggiorano costantemente giorno dopo giorno, anno dopo anno.
CALCIO NEL LATTE O… UN CALCIO AL LATTE?
Il latte di mucca ha un contenuto di calcio tre volte superiore a quello umano, ma per venire assimilato dal corpo, dovrebbe contenere livelli di magnesio altrettanto elevati, purtroppo così non è.
Il calcio non assimilato viene eliminato dal corpo attraverso l’urina che, satura di sali di calcio, può provocare precipitazioni e cristallizzazioni. Questi cristalli possono rimanere intrappolati negli stretti tubuli renali e, di conseguenza, potrebbero crescere fino a formare calcoli (Robertson e Peacock). Robertson e altri hanno dimostrato la correlazione tra l’incidenza annuale di calcoli, il reddito nazionale pro-capite e il consumo di proteine animali in Gran Bretagna e negli altri paesi sviluppati.
Lo stesso gruppo di ricercatori ha anche mostrato un aumento di fattori di rischio per la formazione di calcoli nelle urine in seguito a una dieta con molte proteine e calcio (come il formaggio o il latte).
Il Dott. Philip H. Henneman ha notato che i calcoli ai reni si presentano spesso in persone che bevono un quarto di litro di latte al giorno e ha inoltre trovato che queste stesse persone non hanno più avuto calcoli renali dopo aver smesso il consumo di latte.
Il Dott. Prein ritiene che l’assunzione di troppo calcio cioè di cibi che contengono quantità elevate di calcio come il latte e il formaggio possa essere una delle cause dei calcoli renali. E’ da sfatare, dunque, il mito che recita che per evitare l’osteoporosi occorra consumare molto latte e formaggio.
Il punto di vista convenzionale è che le ossa perdono calcio perché non si consuma abbastanza cibo ricco di calcio, come il latte ed i suoi derivati.
Ma, questi alimenti sono di origine animale, pertanto hanno anche un alto contenuto proteico. Delle ricerche scientifiche affermano che una delle cause primarie dell’osteoporosi è un eccesso di proteine animali nella dieta. In altri termini, più proteine si consumano, più calcio si perde. Quindi, la conclusione è che per prevenire l’osteoporosi non occorre aumentare il consumo di latte e formaggi, anzi, bisogna diminuire la quantità di latte e proteine animali ingerite.
A prova di ciò, ci sono studi fatti negli USA su persone di 65 anni di età: i risultati hanno dimostrato che le donne che consumano proteine animali presentano una perdita ossea del 35% in più rispetto alle donne che non consumano cibi animali, che presentano una perdita di solo il 7%. Inoltre l’epidemiologia conferma che l’osteoporosi ha un’incidenza maggiore nei paesi dove si consumano più latticini e carne.
DUNQUE, CHE FARE?
Come puoi ben immaginare, ci sono moltissimi interessi economici in palio, dalle quote latte della comunità europea fino ai guadagni milionari delle grosse multinazionali produttrici, quindi, è difficile che qualche figura imminente della comunità scientifica ti inviti a non bere, né consumare latte e derivati.
Allora, che fare? Io adotto un sistema quando ho qualche dubbio: osservo la natura e provo verificando personalmente, in base ai risultati che ottengo, so che cosa è bene fare.
Infatti, provando a togliere per un periodo gli alimenti in questione mi sono reso conto subito di alcuni benefici come: la riduzione dei problemi digestivi, il miglioramento dell’equilibrio intestinale e quello delle vie respiratorie.
Questi benefici ricompensano largamente la fatica di aver eliminato latticini e mangiato, di tanto in tanto, il parmigiano reggiano che contiene molto più calcio rispetto al latte ed agli altri formaggi ed è naturalmente senza lattosio e la sostituzione del latte con le bevande vegetali come quelle di riso, soia, mandorle, cocco, avena, nocciole, ecc. è meno indolore di quanto si possa pensare. Provare per credere!
Fonti e Bibliografia:
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Il Giornale per la Protezione della Salute – Speciale Latte e Formaggio, Terza edizione – www.aidaea.org
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Dairy products linked to increased risk of cancer – 6 MAY 2022 – University of Oxford
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Dairy consumption and risks of total and site-specific cancers in Chinese adults: an 11-year prospective study of 0.5 million people – BMC Medicine
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Latte, calcio alimentare e fratture ossee nelle donne: uno studio prospettico di 12 anni – D Feskanich 1, WC Willett , MJ Stampfer , GA Colditz
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Ormoni nei latticini e il loro impatto sulla salute pubblica – Un articolo di revisione narrativa – Hassan MALEKINEJAD e Aysa REZABAKHSH
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Il consumo di latticini è associato agli ormoni riproduttivi e all’anovulazione sporadica nelle donne sane in premenopausa – Kim Keewan Wactawski Wende, Jean MichelsKara A., ChaljubEllen N., SjaardaLindsey A., Mumford Sunnita L.
- Esposizione agli estrogeni esogeni attraverso l’assunzione di latte commerciale prodotto da mucche gravide – Kazumi Maruyama, Tomoe Oshima, Kenji Ohyama