In questo articolo capirai se il latte ed i suoi derivati senza lattosio sono benefici per la salute e ti svelerò anche le minacce per la salute nascoste in queste sostanze.

A seguito all’aumentarsi delle intolleranze al latte, in molti hanno modificato la loro alimentazione ed hanno inserito sulla loro tavola latte e latticini senza lattosio, che sono diventati ormai di larga diffusione e commercializzazione in tutti i supermercati del mondo.

Questa variazione ha di fatto ridotto o eliminato i disturbi digestivi che questi consumatori avevano quando assumevano del latte e dei latticini “normali”, ma questa scelta è stata veramente un toccasana per la loro salute?

Il lattosio, lo zucchero naturale del latte e di molti formaggi, come avrai capito può creare dei disturbi digestivi, delle intolleranze o delle allergie. Le aziende produttrici, per non perdere il guadagno di questa fetta di persone sempre in costante aumento, hanno cominciato ad eliminare il lattosio dal latte. Il lattosio può essere degradato semplicemente utilizzando un trattamento termico tra i 110 ed i 130°C in quanto, essendo uno zucchero, ingiallisce ed a 175°C diventa caramello. Una tecnica naturale che non nuoce alla salute ma che non riduce però gli altri effetti dannosi del latte.  Infatti, è inutile far scappare i “ladri” dalla finestra per poi farli entrare dalla porta principale.

Lo “zio”  Tarquinio

A tal proposito mi viene in mente lo “zio” Tarquinio, un uomo sulla settantina d’anni col volto segnato dal sole di una vita dedicata alle sue amate vacche. Da sempre allevatore di mucche da latte, Tarquinio era stato uno dei pochi che faceva ancora la transumanza e ai primi tepori della primavera, portava le sue mucche in montagna e le faceva pascolare libere sulle vallate della sua malga per poi, a fine estate, riportarle nella loro stalla in campagna interrompendo il frastuono delle città con quel simpatico scampanellio. Un’estate di tanti anni fa andai a trovare Tarquinio nella sua malga immersa nel verde e gli chiesi com’era la vita dell’allevatore di una volta. “Una vacca produceva da 5 a 8 lt di latte al giorno (che era il fabbisogno giornaliero di un vitello) e adesso grazie alle “vitamine” (così le chiamava lui), del veterinario, ne fa anche 50”.

Cos’è successo in questi decenni?

Le attuali razze bovine da latte sono ben diverse da quelle dei primi tempi, infatti, sono il frutto di importanti e ininterrotte selezioni e incroci per aumentarne la produttività. Le razze allevate nell’era moderna sono inoltre, “spinte” per la produzione alla quale sono destinate.

Le razze vengono accuratamente selezionate e specializzate nella produzione di latte, tanto che vengono dette ad “alto rendimento”. Tali mucche sono spesso soggette a problemi di zoppie, mastiti e altri disturbi funzionali. Le vacche da latte attuali producono mediamente 30-40 litri di latte al giorno e, nei picchi di lattazione, possono superare anche i 60 litri al giorno, ben distanti, dunque, dai 8 litri di un tempo.

Questo significa che una vacca da latte venga fecondata prematuramente (generalmente tramite inseminazione artificiale) circa un anno prima di quanto avverrebbe in natura per avviare il prima possibile il ciclo produttivo, il quale durerà circa 12 mesi, più precisamente 10 mesi di lattazione e due mesi di “asciutta” (in cui la mucca non riesce a produrre più latte).

Dei mesi di lattazione, molti sono concomitanti alle gravidanze che vengono provocate perché durante la gravidanza gli ormoni steroidi aumentano sensibilmente e questo aumento si riflette ovviamente nella produzione di latte.

La vita produttiva di una vacca da latte dura circa 3 cicli di lattazione, successivamente l’animale è portato al macello e sostituito da altre vacche in età fertile (una vacca in natura potrebbe vivere circa 18/20 anni).

Questi allevamenti intensivi sono un esempio di crudeltà e costringono gli animali a fare ciò che non farebbero mai in natura. Le mucche vengono tenute in gravidanze continue per la maggior parte della loro breve vita.

Per fare in modo che producano una quantità abbondante di latte, le mucche vengono spinte a partorire un vitellino tutti gli anni.

I vitelli appena nati vengono strappati dalla madre subito dopo la nascita o pochi giorni dopo per essere portati nei loro allevamenti. La madre a volte continua a muggire per chiamare il suo piccolo per alcuni giorni dopo la separazione.

Ma oltre all’aspetto etico e morale, sussiste un altro problema: le conseguenze sulla salute degli allevamenti intensivi.

Che cosa contiene il latte?

Gli allevamenti intensivi portano anche conseguenze pericolose nel latte e nei formaggi che mangiamo come quello dell’aumento di antibiotici (per curare o prevenire le mastiti), ormoni e sostanze potenzialmente in grado di interferire con l’equilibrio metabolico ed ormonale dell’essere umano che li assume.

Uno di queste conseguenze è l’aumento dell’IGF-1 (“fattore di crescita insulino simile” conosciuto anche con il nome di “somatomedina”) un ormone di natura proteica importante per l’accrescimento fino alla pubertà ma anche un potente fattore di crescita cellulare.

Il latte contiene infatti ormoni steroidi estrogeni ed androgeni. Gli estrogeni sono definiti “ormoni femminilizzanti” e gli androgeni (testosterone) “ormoni mascolinizzanti”. Nel nostro corpo in entrambi i sessi li ritroviamo tutti e due con un equilibrio tra i due in base al sesso.

Nel latte, infatti, troviamo dosi elevate di ormoni come la prolattina e somatotropina, somatostatina, ormoni steroidi (estrogeni, progestinici, androgeni, cortisolo), fattori di crescita (IGF-1), insulina, gastrina, sostanza P e altre molecole bioattive (prostaglandine F2 alfa), inoltre troviamo contaminanti ambientali (POPs), diossine e sostanze diossino-simili, policlorobifenili (PCB), i policlorobifenili (PCB) e altre sostanze potenzialmente nocive.

Tutta questa ignara assunzione di ormoni, attraverso il consumo di latte, potrebbe essere la causa dell’aumento, avvenuto negli ultimi decenni, dei disturbi legati alla sfera riproduttiva (anche nei bambini), di squilibri mestruali e ormonali e di patologie agli organi riproduttivi (seno, prostata e testicoli). Non si può neppure trascurare l’ipotesi che gli estrogeni naturali e simili assunti con il consumo di latte e formaggi abbiano un ruolo nell’insorgenza dei tumori estrogeno-dipendenti.

Quando si parla di latte ovviamente si intende comprendere anche i suoi derivati, in quanto è chiaro che gli estrogeni ed i loro metaboliti sono infatti presenti in tutti i derivati del latte, formaggi e latticini con o senza lattosio.

Bibliografia: