In questo articolo scoprirai le forme di digiuno per la salute e per riportare equilibrio e benessere al corpo, alla mente e allo spirito.

IL DIGIUNO ISTINTUALE

Si sa che gli animali selvatici sanno come curarsi facendo uso di piante o altri elementi dell’habitat in cui sono inseriti; addirittura, in certe circostanze, arrivano persino a digiunare, e non riprendono ad alimentarsi se non quando è risolto il problema. Naturalmente negli animali questi metodi curativi non sono frutto di ricerche consapevoli, ma dell’istinto; per loro è istintivo reagire in un certo modo in una qualunque circostanza. Quindi, il digiuno degli animali non è una misura di cura programmata e consapevole, come può essere invece nel caso dell’essere umano.

IL DIGIUNO NELLA STORIA E NELLA RELIGIONE

Per quanto riguarda il digiuno praticato dagli uomini, fonti storiche riferiscono che Socrate, come pure Platone, abbiano digiunato per dieci giorni al fine di ottenere più efficienza mentale e fisica. Un altro grande uomo del passato, Pitagora, arrivò addirittura a digiunare ben quaranta giorni, come preparazione psico-fisica, per prepararsi ad affrontare un esame che doveva sostenere presso l’Università di Alessandria. In seguito, si dice che Pitagora chiedesse ai suoi allievi di sostenere un periodo di digiuno per essere accettati presso la sua scuola. Lo stesso Gesù fece un periodo di quaranta giorni di digiuno prima di affrontare le tentazioni del diavolo nel deserto e, sempre il vangelo, ne parla più volte come mezzo efficace per sconfiggere il demonio, pure nel vecchio testamento è citato innumerevoli volte. Tutte le religioni del mondo “prescrivono” periodi o giorni di digiuno settimanali per rafforzare la volontà e lo spirito. Sono molte le fonti che riferiscono come la pratica del digiuno fosse diffusa ovunque nel mondo antico: India, Egitto, Medio Oriente e paesi Arabi. In Egitto il digiuno veniva praticato anche per curare la sifilide.

IL DIGIUNO PER LA SALUTE

Il fondatore della “Medicina moderna”, Ippocrate, usava far digiunare i suoi pazienti nelle fasi critiche della malattia. Il digiuno a scopo terapeutico era praticato anche nel mondo Arabo; il grande medico Avicenna si dice usasse prescrivere digiuni di lunghi periodi. Plutarco ricevette da Tertullio l’indicazione di digiunare per un giorno anziché prendere medicine. Anche il famoso medico Svizzero del XVI° secolo, Paracelso, conosceva e praticava il digiuno; egli sosteneva che il digiuno è il più grande rimedio. Col procedere dei secoli il digiuno ha continuato ad essere praticato e consigliato da molti insigni medici di tutto il mondo. Il dott. Hoffman scrisse un libro sul digiuno: “Description of the magnificient results obtained through fasting in all diseases” che tradotto si legge: “Descrizione dei magnifici risultati ottenuti per mezzo del digiuno in tutte le malattie”; questo avveniva nel XVII° secolo. Nel secolo successivo il dott. Anton Nikolai raccomandava ai malati di digiunare. Il dott. Seeland, russo, sosteneva dopo aver eseguito numerosi esperimenti: “Il digiuno non è solo una terapia di grado elevato, ma merita anche grande considerazione dal punto di vista educativo”. Anche il dottor Sdolph Mayer, tedesco, asserì che il digiuno è il mezzo più efficace per correggere tutte le malattie. Mentre il dottor Moeller scrisse che il digiuno è il solo metodo evolutivo che, attraverso una pulizia sistematica, ti fa ritornare gradualmente alla normalità fisiologica. Quando si inizia un digiuno l’organismo dispone di riserve di carboidrati, come ad esempio il glicogeno, immagazzinato nel fegato.

IL DIGIUNO INTELLIGENTE

Quando il digiuno supera il terzo giorno, l’organismo, non ricevendo più nutrimento dall’esterno comincia a prelevare le sostanze in eccesso in esso contenute, ma non le preleva a casaccio: il corpo ha la sua intelligenza. Esso comincerà ad attingere a fonti di energia interne, come i grassi e le proteine. Ma la cosa più interessante, che dimostra che l’organismo ha una sua intelligenza naturale, è che le prime riserve ad essere intaccate sono proprio i depositi “poco sani”, cioè quelle stesse sostanze tossiche che procurano malattie di ogni genere. Il digiuno aiuta quindi in nostro corpo a depurarsi dalle sostanze tossiche che lo inquinano. Numerosi studiosi e medici sono concordi nel sostenere che il digiuno aiuta a recuperare le proprie forze, la salute, le capacità intellettive e il buon umore. Ciò è dovuto al fatto che la nostra “fabbrica” corporea, durante una fase di digiuno non è più impegnata a sostenere il gravoso compito di assimilare, scomporre e metabolizzare i nuovi alimenti che continuamente ingeriamo. Quindi, durante il digiuno, si entra in una fase di riposo energetico e mentale.

E’ sempre buona norma affrontare i periodi di digiuno affiancati dalla supervisione di un medico che ne segua ed eventualmente compensi gli eventuali effetti collaterali del digiuno prolungato. E’ ovviamente sconsigliata, se non prescritta dal proprio medico curante, nei soggetti con malattie e cagionevoli di salute ed energia fisica.

IL DIGIUNO MENTALE

Il digiunare può essere anche un riposare, ossia un “shabbat”, una parola ebraica che, nella sua traduzione, significa: “smettere di compiere delle azioni, del lavoro, riposare”. Digiunare, perciò, anche dal lavoro pressante, dalle ore passate davanti alla televisione, al cellullare o al computer, far digiunare la mente dai pensieri nefasti, riposare la lingua dai fiumi di parole che, per buona parte di esse, sono nient’altro che giudizi sugli altri, digiunare dalle abitudini errate che ognuno di noi meccanicamente, e spesso inconsapevolmente, compie ogni giorno, riposare dai vizi, piccoli e grandi, che ci rendono marionette in mano a noi stessi, digiunare dai nostri automatismi che infarciscono ogni nostro gesto, ogni nostra azione, ogni nostra parola, riposare dai nostri affanni quotidiani, dalle nostre programmazioni futuristiche e dalle nostre ansie quotidiane. Uno staccare l’interruttore per svuotare il nostro “vaso” pieno di inutilità e riempirlo di noi stessi, dei veri noi, del nostro profondo ascolto, della nostra intima comunione con la nostra anima, col nostro cuore, con la natura e, per chi ci crede, riempirlo dell’amore di Dio.

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